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Parliamo un po’ di siliconi, e il loro uso.

Se non sapete cosa sono, ecco una breve spiegazione sulle loro funzioni:

I siliconi sono diventati popolari sono dopo gli anni Novanta. Sono composti artficiali, ovvero creati in laboratorio, composti da molecole di silicio. Essi vengono massicciamente usati nel settore della cosmetica, e in questi anni è quasi impossibile trovare dei prodotti di facile reperimento (supermercati, grandi magazzini, ecc) che non contengano almeno un silicone nella loro composizione.

Perchè vengono usati i siliconi nei cosmetici?

Siamo abituati a parlare del silicone che sigilla i sanitari, oppure quello usato per fare il ritocchino al seno, ma pochi o nessuno parlano dei siliconi usati nelle creme e nei trucchi. Li si possono trovare anche negli shampoo e nei balsami. Ma perchè allora si usano?
Oltre ad essere infinitamente più economici che usare olii essenziali puri o prodotti naturali, hanno anche delle caratteristiche che si possono definire “positive”:
Infatti, il silicone agisce come una pellicola sul capello o sulla pelle: è come se vi incellofanaste (lol) la parte dove lo applicate: il risultato è senza dubbio esaltante! Sentite la pelle liscia e compatta, se messo nel fondotinta vi dà la sensazione di pelle compatta, meno rugosa, più bella. Sul capello sentite l’effetto lisciante (i siliconi pesanti tendono a lisciare il capello perchè lo tirano verso il basso), e inoltre sembrano morbidi e lucidi. Infine, sono ottimi come idrorepellenti nelle creme solari, che vi daranno l’impressione di durare di più anche se fate il bagno.

Ma allora perchè tanta pena per evitare i siliconi, se fanno così tanto bene?

Perchè tutti questi effetti sono solo un’effimera bugia. Vi daranno sempre questi ottimi risultati a breve termine, ma la fregatura c’è ed è ben nascosta: infatti, che voi usiate siliconi sulla pelle o sul capello, questo è quello che succede: la vostra pelle e i capelli non saranno realmente nutriti, né idratati. Il silicone è come una “maschera”: vi fa vedere tutto bello e sano in superficie, ma sotto i vostri pori non respirano (creando così brufoli e punti neri) e i vostri capelli non possono né assorbire né espellere nulla! Si tratta di una pellicola quasi al pari del petrolato, quasi simile a una plastica. In realtà la pelle e i capelli sotto non ricevono nessun beneficio.
Difatti, a lungo termine, la pelle e i capelli si riveleranno per quello che sono: superfici che per mesi o anni non hanno ricevuto idratazione, nutrimento, cura. Diventeranno secchi, stopposi, o, nel caso dei siliconi pesanti, ancora più grassi perchè la mancanza di sostanze idratanti e la presenza di irritanti o di agenti esterni che disturbano l’equilibrio del corpo (smog, stress, fatica, caldo, freddo) faranno produrre, a mo’ di difesa ultima, ancora più sebo.

E qui arriviamo al passaggio tanto agognato: il passaggio all’ecobio.

Ho letto di molte persone che si sono lamentate che il passaggio all’ecobio non ha migliorato i loro capelli o la loro pelle. Ma questa colpa  non è da imputare all’ecobio (per quanto si possa sbagliare prodotto,siamo umani, infondo).
Il punto è che dopo anni di uso di siliconi e petrolati, quando si inizia a usare l’ecobio il capello e la pelle si svelano per quelli che sono sempre stati: deboli, sfibrati e denutriti. E’ togliere la bella patina di superficie per scoprire cosa c’è sotto (e che c’è sempre stato).
Per cui non stupitevi se i risultati non ci saranno subito, soprattutto per i capelli: bisogna dar tempo loro di crescere più forti e cercare di salvare il salvabile.
Io stessa mi sono appena convertita all’ecobio e non ho avuto subito risultati; inoltre, ho scoperto che i miei capelli sono più secchi e disidratati che mai. Brutta sorpresa per una che pensava di averli lucidi e in salute (grazie ai siliconi, ovviamente! Ma all’epoca non lo sapevo)!

Ma io non mi arrendo: amo il mio pianeta, e amo me stessa, per cui ho deciso che la mia battaglia ecobio continua, e, anche se sono solo all’inizio, non mollerò.

Anche perchè, diciamocelo, ormai non credete neanche voi più alle pubblicità ingannatrici della tv! 😉

 

Un abbraccio

 

LunaViola.

[Vedi post precedente]

 

Ieri si è discussa al Senato la famigerata richiesta di rendere incostituzionale l’articolo 4 della legge 194, quella che tutela il diritto all’Interruzione Volontaria della Gravidanza (IVG).

La Corte costituzionale ha comunicato che la questione di costituzionalità della legge 194 sollevata dal giudice di Spoleto è “manifestamente inammissibile”.

Per il momento il diritto di autodeterminazione delle donne è salvo, ma è davvero tutto così roseo?

No, a quanto pare, perchè le statistiche dichiarano che 7 medici su 10 sono “obiettori di coscienza”. In alcune città, soprattutto piccole, il 100% dei ginecologi è obiettore, rendendo così impossibile la scelta di una donna di diventare madre o no: ciò implica non solo l’impossibilità di un aborto (per quanto la decisione già di per sé sia difficile e spesso sofferta), ma anche l’impossibilità ad accedere a contraccettivi di emergenza come la pillola del giorno dopo (che NON è abortiva!). Nonostante nessuna legge possa impedire l’accesso alla pillola del giorno dopo, molti medici e farmacisti si nascondono sotto il velo dell'”obiettore”, di fatto ostacolando la libera scelta di una donna di avere una gravidanza o no.

Vi sono già in attivo varie proposte di legge che mirano allo smantellamento della 194, motivo per cui la lotta non è ancora finita.

Ogni donna, anche se è superfluo ripeterlo, ha il sacrosantissimo diritto di diventare madre quando, come, con chi vuole lei. E’ LEI che porta in grembo il feto, è LEI che lo nutre, è LEI che sopporta tutto ciò che c’è da sopportare con una gravidanza, e sarà LEI ritenuta responsabile per ogni minimo bisogno del neonato, con buona pace dei padri e delle strutture statali che dovrebbero (come minimo) darle una mano.

Ma se una donna non vuole diventare madre? Se sarà praticamente costretta in modo coatto a portare avanti una gravidanza che non vuole, a far nascere un figlio che non desidera?

Non è questione di essere pro o contro l’aborto. Se non si vuole abortire, non lo si faccia. Ma io NON sono cattolica, né cristiana, dunque nessun prete di sta cippa e nessun bigotto moralista può venire adirmi cosa devo o non devo fare con il MIO corpo.
Nessuno può impormi un suo pensiero, se io non lo condivido. Né la sua morale.

 

Fortunatamente, alcune associazioni si sono già attivate nel fare contro-proposte che mirino a diminuire gli “obiettori” (che spesso sono obiettori di comodo, perchè poi ti fanno abortire in cliniche private dietro lautissimo compenso), che assicurino almeno un tot. di medici non obiettori negli ospedali pubblici e la creazione di un albo con i nomi di chi obietta, in modo da sapere in anticipo chi hai davanti.

http://www.consultadibioetica.org/news/?id=143

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/06/21/fino-a-ieri-era-save194-da-oggi-apply194/

 

Da oggi e fino a quando sarà necessario, #APPLY194!

#Save 194

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Vi rimando ad un articolo di Femminismo a Sud, a protezione della Legge 194 che permette l’aborto sicuro ed assistito.

In questi giorni si discuterà, entro il 20 Giugno, una proposta di legge che mira alla ricostruzione della patria potestà e tenta di soffocare il diritto alla determinazione dei corpi femminili, in particolare all’accesso all’Interruzione Volontaria di Gravidanza.

Negli ultimi mesi assistiamo ad attacchi sempre più consistenti dei cosiddetti “pro-life”, che tentano di rendere di nuovo illegale l’aborto assistito (ferri da calza e beveroni al prezzemolo ringraziano, assieme alle donne morte!), già in grave pericolo a causa della percentuale sempre più alta di “obiettori”.

Qui le iniziative proposte: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/06/13/manifestazioni-presidi-sit-in-flash-mob-e-altro-per-save194/

Qui la pagina facebook dove potete dare risonanza mediatica: http://www.facebook.com/events/377741152274285/

 

Una donna deve essere SEMPRE libera di decidere sul proprio corpo. Ha diritto a sussidi e asili nido pubblici, a cure e assistenza quando decide di avere un figlio, e di assistenza medica sicura e gratuita quando decide di NON diventare madre!

Donne e uomini, uniti nella battaglia a difesa dei diritti umani fondamentali delle donne!

Noi non siamo solo uteri!

 

#SAVE 194

 

A presto nuovi aggiornamenti.

 

 

LunaViola.

“There will be blood” by Emma Arvida Bystrom

“Les moments de la lune” è un modo di dire in francese, che indica il momento delle mestruazioni.
Dato che,per tradizione,il mestruo e le donne (biologicamente parlando) sono strettamente legate alla Luna, dal momento che entrambe hanno un “ciclo” di circa 28 giorni, ecco l’origine di questo affascinante modo di dire.

Il mestruo è stato parte vivente della storia. E’ diventato addirittura centro di credenze religiose o fulcro di rituali che coinvolgevano le donne*.
Assistiamo solo negli ultimi tempi a una cancellazione del mestruo e del ciclo mestruale in genere nella vita culturale e sociale.
Non che le mestruazioni siano sparite (ci sono state e sempre ci saranno), solo il tentativo di “medicalizzare” e inquadrare scientificamente ogni aspetto della vita umana ha coinvolto in modo profondo anche l’aspetto mestruale delle donne.

Questo porta ad aspetti sia positivi che negativi:

L’aspetto positivo è che cade quell’immaginario stereotipato del mestruo come qualcosa di negativo, insieme a le sciocche credenze che vedevano la donna mestruata far appassire le piante, sgonfiare i dolci o inacidire la maionese (nonostante ci sia ancora gente che ci crede).

L’aspetto negativo, invece, è la tendenza a far “sparire” le mestruazioni. Il mestruo diventa qualcosa di scomodo,di imbarazzante,una specie di malattia che bisogna sopportare tutti i mesi. Le pubblicità sono la dimostrazione plateale di come la società vede il ciclo mestruale: e devi nasconderti, e non devi macchiare i vestiti che chissà poi cosa pensa la gente (che sei una normalissima donna nel momento in cui il suo utero si rinnova?), e devi poter fare la ruota, arrampicarti, fare tripli salti mortali, tutto per dimostrare che il mestruo non ti tange. E poi,ovviamente,devi prendere la pillolina che fa passare il dolore,pillole su pillole su pillole. Non dico che bisogna stare sempre male (io,per prima,a volte ho mestrui che mi tengono inchiodata al letto,sudata e dolorante), ma è la facilità con cui ci infarciscono di medicinali atti a nascondere un qualsiasi segno del tuo mestruo: dal gonfiore, al mal di pancia, a tutto.

Il mestruo è stato medicalizzato. Una donna normale deve fare finta di non avere il mestruo. Non è un momento di chiusura fisica, un momento di “riposo forzato” che il tuo stesso corpo ti invita a fare una volta al mese. E’ una cosa antipatica, che ti distrae dall’essere continuamente produttiva, continuamente al lavoro, una macchina da produzione che se hai la sfortuna di rimanere incinta peggio ancora, che poi il capo deve pagarti il contributo e meglio se ti lincenzia una volta per tutte.

Il corpo delle donne è inquadrato in un contesto di tipo patriarcale anche nel lavoro. La ciclicità della donna non è presa in considerazione; dev’essere produttiva sempre, a prescindere da ciò che il suo corpo fa, a prescindere dai momenti che anche il ciclo mestruale predispone durante il mese.

Ricordo perfettamente il giorno in cui ebbi il mio menarca. Avevo 11 anni e mezzo. Era una tiepida giornata di giugno. Quando vidi il sangue sulle mie mutandine sentii la mia infanzia scivolare via per sempre; se prima oscillavo tra la prima pubertà e l’infantilismo, ora sapevo di non poter più tornare indietro. All’inizio lo nascosi,ma seppi che non potevo fare finta di niente per sempre. Sapevo cos’erano le mestruazioni, perchè l’avevano spiegato a scuola.
Quando chiamai mia madre lei mi disse solo “Vuol dire che sei diventata signorina”, e mi diede un assorbente. Niente più,niente meno. Nessuno ti spiega cosa succede veramente. Ti insegnano l’ovulazione a scuola,ma non cosa comporta nel tuo corpo a livello fisico ed emotivo. Ti dicono che “le pareti dell’utero si sfaldano” durante il mestruo, ma nessuno ti spiega il ripiegamento in te stessa,la stanchezza mentale,la chiusura volontaria del tuo corpo che invita alla riflessione,alla pausa,all’introspezione.

Non esiste più una vera tradizione femminile, un festeggiamento, un’iniziazione. Le madri non spiegano quasi niente alle figlie, perché esse stesse sono ignoranti.

In alcune culture,sopravvivono ancora tradizioni culturali legate al mestruo. Si lega un nastro rosso al polso della giovane donna, oppure le si da uno schiaffetto sul viso.
Quanto a me,ho dovuto sopportare la parata interminabile del passaggio di informazione a tutte le parenti della famiglia.

Nel giro di poche settimane,ogni volta che andavamo a visitare qualche zia o nonna,mia madre bisbigliava con fare cospiratorio: “Lo sai? E’ diventata una signorina. Sì, sì.” meritandomi gli “oooh!” e i “ma davvero?” delle mie parenti donne, fino a che un po’ tutte erano state informate del fatto che avevo avuto il mio menarca.

Forse è solo questo il lontano rimasuglio di una tradizione di donne che trasmettevano la loro eredità di sapere antico, le usanze, le credenze. Ora non è rimasto quasi niente.

Sono decisamente contraria a quella branca del femminismo che considera il mestruo come l’ennesimo strumento di controllo da parte del patriarcato. Come cercò di fare Eve Ensler e i suoi Monologhi della Vagina con la parola “Cunt” (“figa” in italiano; la parola “cunt” ha un significato generalmente dispregiativo nella cultura angloamericana), cercando di riappropriarsi del suo significato, anch’io voglio riappropriarmi della mia ciclicità, ma non come qualcosa di negativo: come la bellezza del corpo femminile, il suo mistero e la sua creatività.

Non è perché alcuni momenti del mese sono più introspettiva e meno proiettata verso il mondo che fa di me una persona peggiore. Un uomo non è migliore di una donna perchè lei ha il mestruo.
Le differenze biologiche tra XY e XX non rendono un sesso migliore di un altro, come non determinano il tuo genere.

Ci insegnano a non parlarne, a non citarlo mai se non con soprannomi o nomi buffi inventati da noi: le mie cose, il marchese, le patatine col ketchup, quel-periodo-del-mese, le rosse, …
Tutto,pur di nasconderlo,come se fosse una vergogna, un qualcosa di cui dovremmo essere disgustate ma, al contempo, felici di avere perchè indica che nel corpo è tutto ok.

Penso che sia il tempo di smettere di medicalizzare le mestruazioni, di scientificizzarle, di inquadrarle in libri di medicina che non tengono conto di cosa prova una donna/una persona con utero.

Ricominciamo a parlare apertamente delle mestruazioni, con le amiche, con le parenti, e anche davanti a uomini, a bambini e bambine. Ricominciamo a rieducare le nostre figlie, sia nel caso che si identifichino con il genere femminile, sia nel caso siano trans* o in qualche modo non gender-binary; in ogni caso, dovranno fronteggiare l’avventimento della fertilità, e devono essere pront*.
Ricostruiamo i riti di passaggio: quando una giovane donna avrà il suo menarca, accogliamola nella sua nuova vita da donna. Portiamola a cena fuori, facciamola sentire parte di qualcosa. Non ignoriamo più il nostro corpo, e, soprattutto, non ignoriamo più il ciclo mestruale.

 

 

Reclaime your body. Reclaim your period.

 

 

 

 

 

 

* con donne, qui intendo donne biologiche. Non intendo escludere le trans* dalla definizione “donna”,ma,dal momento che sto parlando di una specificità biologica appartenente ad un corpo con cromosomi XX senza particolari patologie,per semplicità e per brevità mi riferirò ad esse con il termine “donna”. Nonostante riconosca l’esistenza di uomini con corpi femminili,lascio a loro stessi la possibilità di identificarsi o no in questa discussione.

 

Oggi, 17 Maggio, è la Giornata Internazionale contro l’omofobia, così dichiarata dall’Unione Europea.

Oggi è una giornata per riflettere quanta ignoranza, quanta paura e discriminazione ancora ci circondano. Come la discriminazione condanna le vite di persone che hanno come solo “peccato” quello di amare una persona dello stesso sesso, o entrambi i sessi, o di essere transessuali.

L’omofobia è di certo il fenomeno più conosciuto, ma esiste ed è viva anche la transfobia, la fobia che coinvolge i/le transessuali. Com’è viva ma più rara la bifobia, che identifica ogni bisessuale come lascivo,immorale,come una persona che va a letto con il primo che passa solo perchè è attratto da uomini e donne; come se non avesse il cervello e la volontà di decidere con chi stare (e come,e dove,e perchè).

Purtroppo,il mondo è pieno di idioti che credano che l’unico scopo nella vita delle persone sia quello di riprodursi (dimenticando che ci sono tante altre cose belle al mondo, al di là del fare i genitori, tipo un lavoro che ti piace,una passione,degli hobby,una vita sociale,gli amici,il volontariato,e un altro migliaio e mezzo di attività che non coinvolgono un ovulo e uno spermatozoo), all’interno preferibilmente di un matrimonio cattolico,relegando la madre a fare la madre e basta.

Beh,sapete una cosa? La gente fa sesso perchè è bello. Perchè da piacere a sé stessi e al* propri* partner. Perchè fa bene alla psiche. Perchè fa bene alla pelle e alla salute cardiovascolare. Ma soprattutto perchè piace.
E nel 90% dei casi chi lo fa non ha sempre voglia di fare un bambino nel frattempo. Vuole solo godersi il momento.
E questo momento lo si gode sia con persone del proprio sesso, sia con quello opposto, o con tutte e due, o con uno degli altri numerosi generi esistenti su questa terra.

Tutti abbiamo diritto ad amare chi ci pare. E tutti dovrebbero avere la libertà di sposarsi o di non farlo (e vedere comunque rispettati i diritti di coppia), di avere figli, di adottarli o non averne proprio (e slegarsi dal modello eteronormativo che vede sempre la donna sfornare qualche pargoletto), di vivere tranquillamente la vita senza aver paura di essere picchiati, derisi, spinti al suicidio, solo perchè non sono etero o non rientrano nella “normalità” (che poi che ca… è la normalità? E chi l’ha deciso?).

Signori miei, so che l’idea vi terrorizza, ma chi è gay,trans,bisex,queer non danneggia nessuno. Non farà scoppiare la Terza Guerra Mondiale, non porterà fame e carestia baciando la persona che ama, non farà cadere mucche morte dal cielo, né prosciugherà i mari o farà aumentare il disgelo di Antartide. Sì, so che è terribilmente scioccante da apprendere, ma una persona che non è etero, è una PERSONA. Come chiunque altro.
Per cui tranquilli, non vedrete i segni dell’Apocalisse se per caso quella coppia di ragazzi un giorno si sposerà in Comune, né arriveranno le locuste a mangiarvi i geranei sul balcone se quelle due donne un giorno adotteranno un bambino.

 

Smettiamola di fare i bigotti ignoranti, e iniziamo a pensare da persone CIVILI. Da esseri umani.

NO ALL’OMOFOBIA

NO ALLA TRANSFOBIA

NO ALLA BIFOBIA

NO ALLA PAURA DEL DIVERSO

Qualche giorno fa, di ritorno dall’università, stavo ascoltando la radio mentre camminavo tranquilla sulla strada di casa.

La speaker radiofonica annuncia una notizia particolare quanto interessante: da pochi giorni è stato attivato, in Spagna, un corso professionale per prostitute. Sì sì, prostitute.
In parole povere, è un corso di due settimane (credo) che costa sui 400€, che ha come compito quello di insegnare ad aspiranti sex workers il lavoro. Dalla teoria fino alla pratica.

Purtroppo dalla radio non mi è stato dato sapere che cosa effettivamente si insegni. Se, per esempio, si insegna come difendersi da eventuali clienti molesti, come proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili, e cose di questo genere. Perchè è vero che bisogna avere “esperienza” in questo lavoro, ma la sicurezza non è un optional, nemmeno per le prostitute.

Tra l’altro, in radio era stata invitata una famosa trans, che già aveva partecipato ad alcuni dibattiti in televisione (mi pare si chiami Efe Bal), la quale ha (giustamente) puntato il dito sulla sicurezza fisica e psicologica di chi si prostituisce, sottolineando anche la realtà del mondo trans, dove parecchie persone sono costrette, dalle circostanze, a prostituirsi (per poter fare le operazioni di cambio di sesso,perchè in altri lavori non si è accettat*, e così via).

Per quanto riguarda la mia opinione, non la trovo un’idea tanto stupida. Più che altro perchè avrebbe senso davvero poter insegnare a chi (davvero) desidera fare il/la sex worker non solo le tecniche “pratiche” del lavoro, ma più che altro tutto ciò che serve per potersi difendere da maniaci, clienti molesti, malattie e chi più ne ha più ne metta.
Fare la sex worker non è un lavoro facile né così tanto sicuro, soprattutto in paesi (come l’Italia) che non tutelano le prostitute né tantomeno offrono loro una qualche possibilità di mettersi in regola (e magari pagare le tasse!).

Insomma, sono davvero curiosa di vedere come si svilupperà la cosa, e, soprattutto, cosa ne pensano spagnoli e italiani.

“Slut Shaming”

ovvero

“Vergognare/Incolpare le puttane”

Mai sentito parlare?

Forse perchè la maggior parte dei blogger e dei youtuber che ne parlano sono in lingua inglese. Ma è un argomento che anche le donne italiane stanno iniziando a trattare.

“Slut shaming” è un termine inglese, e, rozzamente tradotto, può significare “Puttana-Vergognando”. Ma che vuol dire?

Lo slut-shaming è un insieme di azioni, atteggiamenti, parole e pensieri che hanno come scopo quello di screditare,offendere,denigrare,sminuire,ecc. una donna che ha:

– Una vita sessuale molto attiva
– Più partner sessuali
– Una donna che parla in modo disinvolto di sesso e/o della sua vita sessuale
– Una donna che si veste in abiti sexy o succinti
– Una donna che flirta molto

In parole povere, una donna che ha pieno controllo e confidenza con il suo corpo e con il sesso, sicura di sé o sensuale. Una donna che gode nel fare sesso e non ha imbarazzo a dirlo, una donna che ha il pieno controllo della sua vita (non solo sessuale).

 

Perchè è sbagliato fare slut-shaming?

1) La vostra vita sessuale è affar vostro e di nessun altro; non permettete a nessuno di giudicare cosa fate a letto

2) Se vi piace fare sesso, che male c’è?!

3) Se avete rapporti Sicuri, Protetti e Consensuali, non danneggiate nessuno. Anzi, fate del bene a voi e al* vostr* partner (o più di un*)

4) Anche le donne sono esseri sessuali. Hanno desideri e pulsioni tanto quanto gli uomini. Credere che una donna “non parla di sesso” o “si vergogna del sesso” è una cazzata bella e buona. Smettiamola di pensare alle donne come angioletti asessuati che pensano che il sesso sia disgustoso. Il sesso è bello e piacevole, fa bene alla psiche e alla salute.

5) Una donna che parla di sesso è… una donna che parla di sesso. Non è né meno né più dignitosa/simpatica/brava persona di un uomo che fa la stessa cosa.

6) Definire una donna “puttana” o con altre definizioni denigratorie solo perché fa una delle cose sopracitate, è danneggiare non solo lei (che ha tutto il diritto di fare ciò che vuole nei limiti della sicurezza e della consensualità) ma anche tutte le donne, sottointendendo che il sesso è una cosa “sporca”  o brutta, e che deve essere fatta solo nei limiti decisi da chissà chi (solo con un tot di partner, solo in alcuni posti, senza parlarne, senza “perversioni”, e altre cazzate varie). Vedi il punto 1)

 

Può essere difficile da capire, ma chi fa sesso lo fa perché, molto probabilmente, gli/le piace. E ognuno di noi ha certe modalità per godersi la sua vita sessuale, e nessuna di queste è migliore di altre (escludendo, ovviamente, lo stupro e la pedofilia).

Una persona che decide di fare sesso con un* partner sol*, ha la stessa umana dignità di chi invece ha più partner.
Una persona che decide di fare sesso etero ha la stessa dignità di chi fa sesso omo/bi/eccetera.
Il sesso non è una parolaccia. Procura piacere e benessere; parlarne apertamente non è né insultare qualcuno, né bestemmiare, niente che possa danneggiare delle persone.

E’ comprensibile che molte persone non parlino di sesso per pudore o per riservatezza, ma ciò non fa delle persone che ne parlano dei delinquenti.

 

Insomma, impariamo a rispettare tutti quanti, comprese le donne, e soprattutto a pensarci due volte prima di fare dello “slut-shaming”.

 

Ho pensato di mettere alcuni post sul femminismo tanto per schiarire le idee a chi ne è a digiuno o solamente per cancellare stereotipi e immaginari comuni che tanto fanno confusione sul femminismo e su chi sono le femministe.

Liberi di esprimere pareri contrari. Comunque,questi sono solo piccoli appunti e non vogliono essere una specie di enciclopedia sul femminismo (lungi da me il farlo).

Buona visione.

 

FAQ #1: (una delle più gettonate) Ma le femministe odiano gli uomini?

Risposta: No. Esistono e si possono benissimo incontrare, nella vita, donne che per qualche motivo odiano gli uomini, ma ciò non è intrinseco al femminismo. Il femminismo lotta per la parità tra uomo e donna, concentrandosi sulla parte che soffre la disparità (la donna).

FAQ #2: Ma le femministe sono lesbiche?

Risposta: No. Ci sono femministe lesbiche, questo è sicuro, ma le femministe sono di tutte le età, etnie, posizione sociale e orientamento sessuale. Per cui potete trovare femministe etero, gay, trans, bisessuali, queer, e chi più ne ha più ne metta. L’orientamento sessuale non è un’ostacolo all’essere femminista.

FAQ #3: Le femministe credono che la donna sia superiore all’uomo?

Risposta: Vedi la #1. Per quanto possano esistere donne che lo pensano, non è nella natura del femminismo. Ripeto, lo scopo del femminismo è la parità sociale, economica, giuridica, ecc. delle donne con gli uomini, non una fantomatica “superiorità”.

FAQ #4: Ma allora, che fanno le femministe?

Risposta: Esistono tipi e tipi di femministe. Il movimento non è omogeneo e probabilmente mai lo sarà, ma l’obiettivo è comune. Esistono femministe attiviste e non. Le prime vanno a cortei e manifestazioni, li organizzano; attiviste sono anche coloro che fanno parte di collettivi, blog, e così via. Le seconde, invece, applicano la loro filosofia di vita nel loro piccolo; ciò non fa di loro una persona “meno femminista”.
In genere le femministe si battono per il trattamento paritario sul lavoro, combattono contro la cultura patriarcale e dello stupro, e molto altro ancora (approfondirò in un altro post).

FAQ #5: Quella persona mi ha detto di essere femminista, ma non ne sono sicuro/a…

Risposta: Possono esserci persone che si definiscono femministe, e poi non hanno la più pallida idea di cosa sia veramente il femminismo. La soluzione? Iniziare a frequentare blog, siti, canali Youtube, collettivi, ecc. di femministe. Così ci si fa un’idea precisa di chi è sincer* e chi no.

FAQ #6: Gli uomini possono essere femministi?

Risposta: Certo che sì. Uno dei cavalli di battaglia del femminismo attuale è lo scardinamento dei ruoli tradizionali sia femminili che maschili. Ciò vuol dire, in poche parole, distruggere l’idea del maschio macho a tutti i costi, che si impone con l’aggressività e che non può dedicarsi a lavori di cura o esternare i propri sentimenti come è permesso alle donne, pena la disapprovazione sociale.
Anche se alcune femministe di vecchio stampo non pensano che gli uomini possano essere femministi, ora è diventato una realtà. Ci sono tanti uomini che si battono per i diritti delle donne, in campo sia giurisdizionale che nella vita di tutti i giorni.

FAQ #7: Mi interessa il femminismo/ voglio diventare femminista. Che faccio?

Risposta: Per prima cosa documentati. Compra dei libri, oppure guarda anche su internet (e-book). Cerca le figure storiche del femminismo e parti dalle origini. Poi inizia a frequentare blog, oppure, se nella tua città è presente, prova a partecipare alle attività di un collettivo di femminismo. Diventare femminista è un processo che richiede riflessioni e informazioni; nessun* nasce imparat*. Si fanno tanti errori e si pensano anche cose sbagliate, ma è normale.

FAQ #8: E le suffraggette?

Risposta: Le suffraggette sono una parte importante della nostra storia. Sono il primo passo verso la liberazione delle donne, ma non sono femministe. Il femminismo è un movimento nato dopo quello delle suffraggette, nonostante questo abbia sicuramente dato il giusto input.

 

 

Con questo concludo. Probabilmente farò altri interventi, e spero di avere ispirazione da chi vuole commentare 🙂

Buona serata.

LunaViola.

Mai sentito parlare di eco-bio? No? Allora vedrò di spiegarlo.

Da poco tempo ho iniziato a ragionare di più sui prodotti cosmetici che uso (su quelli della casa purtroppo vige la dittatura di mamma), ovvero i trucchi, gli shampoo, le creme, i bagnoschiuma, eccetera.

Inizialmente cercavo qualcosa che fosse cruelty-free, ovvero non testato sugli animali. Ho sempre trovato inutilmente crudeli i test sugli animali, e la mia sensibilità è aumentata quando ho accolto in casa Yuki, che è una cavia peruviana, il tipo di animale preferito (insieme ai coniglietti) nei test di cosmetici e prodotti da bagno.


Ho iniziato così a interessarmi alle liste di marche cruelty-free, e ho trovato nella LAV, la Lega Antivivisezione, un validio alleato. La LAV ha istituito un progetto per individuare e certificare le aziende che non fanno test su animali né su prodotti finiti né sui singoli componenti, né tantomeno li commissionano ad altre aziende. Il marchio della LAV è un coniglietto che salta (lo potete vedere sul sito), spesso insieme alla certificazione di ICEA, un istituto che controlla le aziende per conto della LAV.

Mi sono resa conto fin da subito che marche di questo tipo, a parte alcune piuttosto famose (tipo L’Erbolario), sono semi-sconosciute. La maggior parte di esse si trova nelle erboristerie o su Internet. Tanto per farvi capire che ciò che vedete in TV, nel 99% dei casi,sono testate su animali, e, come se questo non bastasse, sono piene di porcherie.

E qui passiamo all’eco-bio.
L’eco-bio non è altro che un prodotto ecologico&biologico. Lo scopo non è soltanto quello di fornire un prodotto sano per noi (poi vi spiegherò in parole povere il perchè) ma anche un prodotto che non inquini l’ambiente.
Basti pensare che ogni giorno, dai nostri scarichi in casa, buttiamo nei fiumi e nei mari litri e litri di prodotti chimici non biodegradabili, che prima di essere smaltiti faranno in tempo a inquinarci per benino la spiaggia, nonché tutti gli animali che ci stanno dentro. E se siete mangiatori di pesce la cosa è pure peggio. Ma anche se siete vegetariani, non dimentichiamoci delle alghe commestibili! Provate a immaginare di mangiare o bere qualcosa che ha dentro i resti del vostro ammorbidente!
Ovvio, la responsabilità ce l’hanno anche le aziende. Ma io parlo delle case perché forse non si può cambiare un’aziende, ma almeno i nostri comportamenti quotidiani sì.

Passare all’ecobio non è solo una scelta per l’ambiente, ma anche per la nostra salute.
Basti pensare che nella quasi totalità dei prodotti che troviamo al supermercato, anche se ci hanno martellato l’anima con spot dove sono tutti bellissimi, sanissimi e naturalissimi, questi sono gli ingredienti che si trovano più spesso:

– Paraffinum liquidum: paraffina liquida,del tipo che si usa per le candele. Ovvero, petrolio.
– Petrolatum (e derivati): petrolato, ovvero, petrolio.
– Siliconi (tipo il Dimethicone, il Cyclopentasiloxane, ecc.): formano un film attorno al capello/alla pelle impedendo che qualsiasi componente “buono” possa essere assorbito, nonché impediscono la “respirazione” del tessuto
– PEG: prodotti sintetici per viscosizzare o di tipo umettante/idratante, in realtà danno solo un’idratazione apparente, e poi lasciano la pelle senza protezione e idratazione
– EDTA: un chelante, inquina tantissimo perché può rilasciare metalli una volta in acqua.

E questi sono solo i più “famosi”. Ovviamente io non sono una chimica, e mi sto ancora “aggiornando” su questi componenti chimici, ma vi assicuro che ci sono di quei prodotti da farvi rizzare i capelli.

Tra i più famigerati ci sono marche come “Herbal Essence” (orripilante), “Garnier”, “Elvive” e tante altre che vedete sempre alla tv. Ma il peggiore di tutti è l’olio Johnson’s Baby, di cui forse farò un post a parte. Vi basti pensare che questa “cosa” (non saprei come altro definirla) ha come primo compontente… *rullo di tamburi*… ma sì! PARAFFINUM LIQUIDUM! Gente, state per spalmare sui vostri pargoli (per non contare tutte le donne adulte che lo usano) del petrolio liquido! Urrà!

 

Comunque, passando ad argomenti più allegri, vi passo alcuni link utili per la vostra ricerca “ecobio”:

Sai Cosa Ti Spalmi

LAV

Promise Land

L’angolo di Lola

E alcune marche ecobio:

Fitocose

Bjobj

 

Per il momento questo è tutto, ma non finisce qui! 😉

Spero vi sia stato utile!

 

LunaViola

 

Questo blog è nato dopo varie vicissitudini e ragionamenti fatti con me stessa.

Alla fine mi sono decisa e ora buttata. Eccomi qua.

Dirò poco su di me, perché ho sempre amato la privacy, soprattutto su Internet.

Comunque, chiamatemi LunaViola. Ho 20 anni, sono una studentessa universitaria fuori sede. Mi destreggio tra i treni e lavoretti part-time da promoter.
Sono una persona testarda, curiosa, sarcastica. Amici pochi ma buoni. Sono dell’opinione che è meglio la qualità che la quantità.
In coppia da quasi tre anni, non posso dire che me ne pento 😉

Questo blog è nato con l’intento di fornire soprattutto ragionamenti, fatti d’attualità e curiosità varie da un punto di vista femminista. Inoltre, essendo io un’ecologista in erba, tratterò anche di riciclaggio, energie alternative, inquinamento, piccoli consigli quotidiani.
Lo metto in chiaro fin da subito, sono pagana, per cui non tollero bigotti e moralisti, soprattutto se di stampo cattolico. Sono una persona tollerante, ma non mi piacciono gli estremismi.

Vi renderete conto fin da subito che sarà un blog un po’ strano. Ma sono gli argomenti che più mi stanno a cuore, per cui darò sfogo tutto qua 🙂

Accetto volentieri commenti, ma non critiche infondate o senza senso.

 

Perchè Luna Viola?

Beh, per prima cosa perchè amo la luna. Ne sono sempre rimasta affascinata, fin da bambina. Poi, la Luna è lo specchio del femminile, è il ritmo del nostro ciclo, è un astro bellissimo.
Il viola perchè è uno dei miei colori preferiti. E’ la spiritualità, l’introspezione, il riflettere, è il cambiamento interiore.

 

Buona lettura.

 

 

LunaViola